da Patricia | mar 5, 2016 | Da gustare, Interviste, Lazio (Da gustare)
Parlare di Gaeta è parlare di olive. In particolare olive nere da tavola con marchio DOP di approvazione (Denominazione di Origine Protetta). È vero che l’Italia è famosa in tutto il mondo per la produzione di olive. Esistono 900 mila proprietà produttrici, per un totale di più di un milione di ettari. Secondo i dati Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). L’Italia è il paese con il maggior numero di varietà di olive nel mondo. Ci sono oltre 500 diversi tipi di diffusione di oliva sul territorio. Ma quello che non tutti sanno è che la maggior parte di questa coltivazione è utilizzata per produrre olio d’oliva. Il paese è il secondo più grande produttore di olio al mondo, dopo la Spagna. Quindi, c’è poco spazio per le olive da tavola. Solo il 3% della produzione nazionale sono dedicate alle Olive da tavola . Quindi in questa piccola percentuale, quelle che ancora hanno un marchio di qualità, sono considerate una preziosa rarità . Questo è il caso delle olive Gaeta! Leggi anche: il primo registro nel mondo della parola “pizza” è nel museo di Gaeta Oltre alla Tiella di cui si è già tanto parlato, è stato questo particolare tipo d’oliva che ci ha portato ad includere nel nostro programma la città di Gaeta. Anche se il sigillo DOP è stato rilasciato ai produttori, alla fine dello scorso anno e la raccolta di questo mese di marzo sarà la prima col marchio di garanzia, le olive di questa zona sono note fin dall’antichità. Virgilio stesso ne ha parlato nell’Eneide! Conosciuta come “Oliva di Gaeta”, la varietà...
da Aldo | mar 1, 2016 | Da gustare, Lazio (Da gustare)
C’è un piatto tipico a Gaeta che si può trovare solo in paese (e in qualche località vicina) per cui, vale la pena andarci apposta: stiamo parlando della tiella! Noi conoscendo questo “limite” l’abbiamo mangiata a pranzo e cena per due giorni di seguito. E avremmo continuato ancora se non fosse finito il viaggio! Per parlare della tiella dobbiamo tornare indietro nel tempo fino all’epoca dei Borboni (fine ottocento) i quali ne erano grandi estimatori, questo nonostante fosse un piatto di origine povera . Si tratta di una pizza farcita con diversi tipi di ripieni, attualmente i più apprezzati sono quelli classici di polpo o di scarole con olive, ma esistono altre buonissime varianti come calamari, alici, cipolle, baccalà e addirittura cozze! Leggi anche: Pizza era già sulla bocca di tutti nel 997 C’è uno stretto legame con il mare e i suoi prodotti, questo piatto nasce anche dalla necessitá di consumare il pescato e la farina. Pescatori e contadini portavano con se le tielle cucinate dalle proprie mogli come un pasto che poteva conservarsi a lungo. Infatti venivano usate anche come alimento durante viaggi di più giorni. Il signor Giordano che gestisce il panificio che appartiene alla sua famiglia dal 1890 ci svela: “Le massaie venivano al nostro forno con le tielle già impastate e farcite per cuocerle. Questi sono ricordi che mi raccontava mio nonno”. Abbiamo provato diversi forni in giro per Gaeta e soprattutto abbiamo chiacchierato con diverse persone riguardo l’ origine di questo piatto. Una versione storica che sembra mettere d’accordo tutti è quella dell’influenza pugliese: sembra che emigrati dalla provincia di Bari fossero anni addietro...
da Patricia | feb 29, 2016 | Curiosità, Da gustare, Lazio (Da gustare)
Stavolta parlando della storia della pizza non parleremo di Napoli (città giustamente associata a uno degli alimenti più diffusi al mondo) e non parleremo neanche di Roma, cuore del paese e responsabile della diffusione delle basi delle abitudini alimentari dell’intera penisola. Il primo registro della parola “pizza” è stato trovato nella città di Gaeta, a 160 km dalla capitale italiana e a 80 km da Napoli. Il testo è parte di un documento della fine del X secolo ,denominato Codex Diplomaticus Cajtanus, una sorta di rapporto giornaliero del Ducato di Gaeta. Attualmente il codice è tenuto nell’Archivio del Museo Diocesano della città. Abbiamo scoperto la storia di questo registro alla fine dello scorso anno, sin da quando abbiamo iniziato a impostare il nostro itinerario di viaggio, ma la posizione della conservazione del documento non è stata molto chiara. Alcuni studiosi dicevano che il registro era conservato nell’ Abbazia di Montecassino e altri nell’archivio di Gaeta. Dopo qualche telefonata, siamo stati in grado di scoprire la posizione precisa. Il Codex Diplomaticus Cajtanus è un insieme di documenti scritti in latino medievale tra gli anni 830 a 1399. La parola “pizza” appare in una delle pergamene del 997, che parla dei doni dati al vescovo di Gaeta durante Pasqua e Natale. Tra i vari doni presenti si parlava di 12 pizze. Leggi anche: la storia primo conclave si è verificato alle porte di Roma È importante dire che la pizza in quel tempo era molto diversa da quella che conosciamo oggi! La ricetta che ha conquistato il mondo, all’epoca era più come una focaccia o pizza bianca senza formaggio e soprattutto...
da Aldo | feb 20, 2016 | Da gustare, Lazio (Da gustare)
Ho un bel ricordo del primo anno che mi sono trasferito a Roma, una domenica mattina degli amici mi dissero “oggi ci andiamo a fare una bella passeggiata a Viterbo”, in realtà poi arrivammo a ora di pranzo e passammo tutto il tempo solo chiusi in una trattoria a mangiare e bere, senza vedere quasi nulla della città. Mi sono rimasti impressi quei sapori rustici e genuini e sono stato molto contento aver avuto l’occasione di tornare insieme alla mia famiglia per ritrovarli ancora e conoscere (finalmente) per bene la città di Viterbo quanto merita! Leggi di più su Viterbo, la città dei papi Per parlare della cucina tipica viterbese bisogna conoscere le varie influenze del grande territorio della Tuscia: denominazione di quelle zone successivamente al dominio etrusco, che comprendono parte di Toscana, Umbria e Lazio. Quindi un misto delle tre regioni fatto di sapori antichi, con alcune ricette semplici ed apparentemente povere, ma ricche di profumi e gusto. Piante ed erbe spontanee utilizzate per minestre e zuppe, nocciole di alta qualità (DOP) con cui si fanno dolci tradizionali , carne di selvaggina, salumi ottimi, formaggi di pecora e pesci di lago (come dei laghi di Bolsena e Vico). Ricordiamo anche una bellissima sagra medievale delle castagne di un paese vicino (Soriano del Cimino). Insomma c’è un mondo da mettere nel piatto. E noi dopo la faticosa passeggiata, avevamo tanto spazio nello stomaco per provare ogni cosa. L’acqua cotta Dobbiamo ammettere che eravamo scettici riguardo uno dei piú tradizionali piatti della Tuscia , l´acqua cotta. In effetti il nome non ci è sembrato molto attraente e appetitoso. Ma questo...
da italiaa3 | feb 9, 2016 | Da gustare, Lazio (Da gustare)
Inizio questo post dicendo che ci sono tanti pregiudizi riguardo i vini del Lazio. Il che è comprensibile, dopo tutto l’Italia ha una infinità di vini eccezionali e notissime regioni di produzione come il Piemonte e la Toscana. Lo dico anche se Aldo ed io non siamo esperti di vino. Siamo solo una coppia a cui piace bere vino, curiosi di scoprire nuovi sapori. Come abbiamo detto prima, Castel Gandolfo è stata inclusa nella nostra tabella di marcia per la sua bellezza, ma anche perchè fa parte dei Castelli Romani, una zona importante per la produzione di vini del Lazio. Devo dire, però, che, in un primo momento, volevamo raccontarne più le bellezze che i vini. Conoscevamo già la città e sapevamo che valeva la pena essere visitata, ma non aveva ancora assaggiato i vini locali come avrebbero meritato. E abbiamo avuto una bella sorpresa. Leggere anche: Castel Gandolfo, l´ex residenza estiva dei papi La città ha un certo numero di cantine e ristoranti specializzate in vini laziali, concentrate soprattutto in piazza della Libertà e il in Corso della Repubblica, Via Antonio Gramsci e Via Zecchini. Dopo una accurata ricerca, abbiamo deciso di andare da “Arte e Vino”, uno spazio privato che è allo stesso tempo ristorante, cantina, vendita di salumi , formaggi e negozio di antiquariato in una zona di tre edifici collegati da un passaggio sotterraneo costruito nel 1600. Vedi più foto della nostra visita a Castel Gandolfo Il posto di per sé vale la pena essere visitato, con le sue diverse sale, ognuna a tema, un mix di simpatico kitsch e accoglienza . Non a caso, abbiamo...
da Aldo | feb 4, 2016 | Da gustare, Lazio (Da gustare)
Ariccia e la sua rinomata porchetta non hanno bisogno di presentazione! Noi siamo andati sul posto armati di coltello e forchetta a verificare se è tutto vero quel che si dice a riguardo. Dal 2011 hanno anche ottenuto la meritata certificazione Indicazione Geografica Protetta (IGP) e non a caso, visto che il legame tra Ariccia e la porchetta risale addirittura all’epoca pre-romanica, al popolo dei Latini. Era proprio ad Ariccia dove i sacerdoti lavoravano e cuocevano le carni di maiale da offrire in dono al Tempio di Giove Laziale. Col passare del tempo questa connessione è diventata più forte soprattutto a causa della presenza dei nobili romani che sempre più spesso si spostavano ad Ariccia in primavera ed estate o anche per battute di caccia. Ciò ha fatto si che si diffondesse la eccellenza artigiana locale di lavorazione della porchetta. Leggi anche: Ariccia, la città dei Chigi Il legame è tutt’ora vivo grazie al tramadarsi di segreti e ricette di padre in figlio. Questa notorietà è ulteriormente aumentata da quando negli anni 50 si è cominciato ad organizzare la “Sagra della Porchetta”, (festa consigliatissima per gustate la porchetta e conoscere il paese di Ariccia: quest’anno, 2016 , si terrà il weekend dal 2 al 4 Settembre. Dove si vedranno anche i porchettari vestiti con abiti tradizionali ariccini.) Ma veniamo alla parte più appetitosa: il nostro assaggio della porchetta! Devo innanzitutto premettere che siamo stati diverse volte ad Ariccia sempre col proposito di mangiare la specialità locale. Quindi ne ho provate diverse e successivamente sono tornato nei posti che mi sono piaciuti di più, ma in generale quello che ho...
da Patricia | feb 2, 2016 | Da gustare, Lazio (Da gustare)
Il Carnevale si avvicina e ed arrivato il momento di mangiare i dolci tradizionali di questa festa. Nelle vetrine di praticamente tutti i panifici e pasticcerie, si possono trovare vassoi pieni di bignè di San Giuseppe, frappe e castagnole, dolci fritti preparati solo in questo periodo dell’anno. Il bignè di San Giuseppe è stato creato innanzitutto per onorare il santo, poi è diventato simbolo della festa del papà. E lo si associa anche al carnevale, visto che le due feste sono vicine. Il bignè (al sud chiamato zeppola di San Giuseppe) è un dolce tipico romano, (molto simile al bignè alla crema classico) che anticamente veniva venduto nelle strade. E’ costituito da un impasto fritto, ripieno di crema pasticcera e spolverato da zucchero a velo. Esiste anche la versione al forno, ma quella più tradizionale ,è appunto, fritta. (Vedi qui la ricetta) Altri dolci fritti di carnevale sono le frappe (o chiacchiere) particolarmente croccanti, a base di farina, burro, uova e scorza di limone con abbondante zucchero a velo. (Scopri la ricetta) La Castagnole romane sono delle golose frittelle a forma di pallina dalla grandezza di una castagna (da cui il nome) realizzate con un impasto molto semplice fatto con farina di frumento, amido di mais, lievito, uova, burro, zucchero ,cannella, chiodi di garofano e liquori per dolci come lo strega o l’alchermes, chiodi di garofano (e a volte cardamomo). Tutto coperto da zucchero a velo. (Ecco come preparare la ricetta) Festa tutto l’anno Parlando di pasticceria tipica, possiamo dire che Roma non è fatta solo di Carnevale, ci sono altri dolci tradizionali che si possono trovare tutto l’anno...
da Patricia | gen 26, 2016 | Da gustare, Lazio (Da gustare)
Il carciofo è venerato in Italia. Sto parlando di una venerazione vera e propria non di una metafora . La pianta è indissolubilmente legata alla storia dei Greci e dei Romani, facendo parte della mitologia. Nell’antichità c’era una bellissima ninfa di nome Cynara. Divinità dagli occhi verdi e viola, doveva il suo nome a causa del colore dei suoi capelli grigio cenere. Un giorno Zeus la vide e rimase affascinato dalla sua bellezza, se ne innamorò follemente. Visto che non era ricambiato, in un momento di rabbia, il Re degli Dei trasformò Cynara in una pianta spinosa: il carciofo. La leggenda è conservata tutt’oggi nel suo nome. La pianta è scientificamente chiamata in latino Cynara cardunculus. Nel corso del tempo, le credenze sono cambiate, ma il carciofo ha ancora il suo trono nelle cucine di tutto il paese. Tra il calore di pentole, fornelli e spezie varie , rivela il suo cuore morbido e da ninfa diventa Dea. Da quando sono arrivata in Italia, ho sperimentato almeno 15 diverse ricette con carciofi. Quasi ogni città o regione ha la propria ricetta, oltre al rapporto mitologico con la pianta, l’Italia è storicamente il più grande produttore di carciofi. Secondo un sondaggio realizzato da Bayer CropScience e divulgato in un libro pubblicato all’inizio di quest’ anno *, l’Italia è oggi responsabile del 35% della produzione di carciofi nel mondo , per un totale di 500.000 tonnellate / anno. Un italiano medio mangia 8 kg di carciofi all’anno. Altrove in Europa, il numero scende a 2 kg / anno. Nella zona di Roma, i carciofi coltivati hanno il marchio IGP (Indicazione Geografica...
da Aldo | gen 23, 2016 | Da gustare, Lazio (Da gustare)
La tradizione dello street food e finger food romano è un mondo davvero interessante e appetitoso, consigliata sopratutto ai turisti che vogliono provare qualcosa di buono, particolare e allo stesso momento veloce da mangiare. Un take away goloso per non interrompere la passeggiata in città. Anche chi vive a Roma non può fare a meno dello sfizioso cibo di strada, da mangiare al volo o farne un pasto completo. Stiamo parlando di specialità come pizza bianca con mortadella, supplì, filetti di baccalà, fiori di zucca, panini con la porchetta o anche sperimentare qualcosa di nuovo come il “trapizzino”. Una delle prime cose che mi ha impressionato nelle strade romane, sono stati i cosidetti “zozzoni”, i quali nonostante il nome poco attraente sono i veri protagonisti della night life romana “ignorante”e golosa. Sono dei furgoni o chioschi posti in angoli strategici,dediti alla vendita di grassezze varie. Spargono fumi e profumi di cibo nella città da far venir fame nel dopocena inoltrato, e oltre a panini vari fatti al momento,immancabile è il tradizionale panino con la porchetta, per cui vale la pena ungersi le mani! Il panino con la porchetta migliore resta comunque alle fraschette dei Castelli Romani (Ariccia su tutti ma anche Albano, Marino,Genzano etc.), abbiamo trovato fraschette anche in città, che ricreano gli stessi sapori e atmosfere rustiche. Altra particolarità romana è la grande varietà di gusti delle pizze al taglio. Queste pizze cotte in teglia si possono trovare davvero in abbondanza in ogni quartiere romano, il che non è così comune in altre città e regioni italiane. L’unico difetto forse è il prezzo, visto che un trancio di dimensione...
da Patricia | gen 19, 2016 | Curiosità, Da gustare, Lazio (Da gustare)
Vuoi girare per Roma senza spendere una lira per l’acqua da bere? Sì, è possibile. A Roma c’è acqua in abbondanza, gratuita e di facile reperibilità. Aldo ama dire che questa città sa essere davvero “proletaria” se ci si muove nel modo giusto e nei posti giusti. Non so se sono totalmente d’accordo, ma quando l’argomento è acqua lui ha pienamente ragione. Basta fare un piccolo giro nella città per trovare almeno una fontana in mezzo alla strada. E quando dico “piccolo” lo intendo per davvero. Secondo l’Acea (azienda responsabile per la fornitura d’acqua e luce a Roma), la città possiede 2.500 fontane di acqua potabile, la media di una fontana per ogni 500m. A Roma queste fontane vengono chiamate “nasoni” per via della forma ricurva dei rubinetti che ricordano un grande naso, ed erogano acqua 24h su 24h. Se stai pensando, “Va bene,ce ne sono tante, ma io sto morendo di sete, come posso sapere esattamente dove si trova una fontanella nel raggio di 500 metri? “Non ti preoccupare, non è necessario vagare per la città con la bocca secca. La stessa Acea ha fatto il grande favore di lanciare un app per iPhone, iPad e iPod con la mappa di quante fontane sono distribuite per la città. Chiamato “Acqua a Roma.” Il link per il download è questo: iTunes Acqua Roma Per quelli che hanno Android, o preferiscono avere la mappa cartacea, è possibile scaricarlo da questo link: Acqua Roma mappa Può sembrare esagerato fare economia con l’acqua, ma io credo che vale davvero la pena. Una bottiglia minerale da 500 ml costa in media 1-2 euro...