Spilinga, nella terra del peperoncino la ‘nduja è la regina

Spilinga, nella terra del peperoncino la ‘nduja è la regina

“Appena 30 anni fa, neanche nella vicina Tropea sapevano bene cosa fosse la ‘nduccia’”. Questa affermazione con pieno accento “spilingo-calabrese” è stata fatta da Francesco Fiamingo, presidente del Consorzio ‘Nduja di Spilinga, durante il viaggio di mezz’ora da Tropea (dove alloggiavamo) e la piccola Spilinga. La ‘nduja, che fino a poco fa era una “illustre sconosciuta” anche per gli italiani, è stata il motivo che ci ha portato non solo al suo paese di origine, ma alla propria Calabria. Abbiamo conosciuto questo tipo di salume attraverso un grande amico calabrese che, conoscendo la nostra passione per il cibo piccante, ci ha regalato un pezzo di ‘nduja per farcela conoscere, ed è stato amore a prima vista! (Si, ci piace molto avere cibo come regalo, sappiatelo! ;)). Vedi altre foto della nostra visita a Spilinga Quindi, se la Calabria è famosa per essere la terra del peperoncino in Italia, la ‘nduja di Spilinga è senza dubbio la sua regina. Questo salume profumato e piccante facilmente spalmabile come fosse burro, non ha davvero eguali. Il ripieno è fatto con pezzi selezionati di carne di maiale (pancetta, guance e dal grasso intercostale) macinato e miscelato con tre tipi di peperoncino nella proporzione del 30% del suo peso. Le varietà di peperoncini utilizzati sono: il corno di toro (più dolce),  il naso di cane (più piccante) e il rotondo o “capeggiaro” (in dialetto). Contrariamente a quanto si possa immaginare, la combinazione di queste varietà di peperoncini non rendono la ‘nduja eccessivamente piccante, bensì profumata e aromatica, con piccantezza presente ma piacevole. Nella scala di Scoville, utilizzata a livello internazionale per misurare il grado...
Vedi 10 curiosità e consigli sull’olio di oliva

Vedi 10 curiosità e consigli sull’olio di oliva

La nostra avventura ci ha portato in quattro delle principali aree di produzione di olio d’oliva in Italia. Lungo la strada, abbiamo visto diversi processi di produzione e lavorazione, conoscendo diversi tipi di oliva e parlando con tante persone “esperte” a riguardo, possiamo dire che abbiamo imparato diverse cose su questo prezioso prodotto. Abbiamo deciso quindi di raccogliere dieci curiosità e i suggerimenti migliori per quello che è chiamato “oro liquido”! – In sostanza, ci sono tre “livelli”; di olio di oliva sul mercato internazionale: raffinato, vergine e extra vergine. La differenza principale tra i tre oli è il grado di acidità. Il limite consentito per tale classificazione varia da paese a paese. In Italia per considerarsi olio extravergine, l’acidità non può superare 0,8 g ogni 100 g di olio. Il Vergine può raggiungere un’acidità di 2 g per 100 g di prodotto e il raffinato da 2g. a 3.3g. Inoltre, il processo di estrazione è diverso. Mentre nel caso di vergine ed extravergine, per ottenere l’olio le olive vengono pressate a freddo, senza subire ulteriori processi chimici, per l’olio raffinato si pratica invece una miscela di vergine ed extravergine con altro olio chimicamente raffinato (in percentuali che non hanno un limite prestabilito); – è interessante notare che il grado di acidità menzionato non può essere avvertito al palato, ma solo mediante analisi chimica. Da non confondere l’acidità con il “pizzicore”; in gola che causano alcuni oli. Al contrario, questa sensazione di “prurito”; o “piccante”; è un segno che l’olio è ricco di polifenoli, sostanze antiossidanti, benefiche per la salute; – il prezzo dice tanto sulla qualità dell’olio d’oliva. Il processo...
5 consigli e curiosità sul pesto genovese

5 consigli e curiosità sul pesto genovese

– il basilico usato per fare il pesto genovese non ha le stesse caratteristiche di quello usato nel Sud Italia per fare, ad esempio, l’insalata caprese e la pizza margherita. La differenza principale riguarda le dimensioni delle foglie. Per il pesto, devono essere piccole per non lasciare un sapore di menta nella preparazione ; – il miglior basilico per il pesto viene prodotto a Pra, 25 km circa dal centro di Genova. La qualità della produzione è riconosciuta dal governo europeo e riceve la certificazione D.O.P (Denominazione di Origine Controllata); – anche se la ricetta tradizionale del pesto parla di parmigiano e pecorino grattugiato, è normale trovare a Genova ricette che non utilizzano il pecorino perché questo darebbe un gusto più piccante alla salsa; – per coloro che vogliono acquistare il pesto pronto in un supermercato è sempre preferire quelli che si trovano nel frigorifero, di solito senza o con piccola aggiunta di conservanti; – ci sono due scuole di pesto a Genova: quella del mortaio e quella della centrifuga. I puristi dicono che il vero pesto deve essere fatto nel mortaio perché conserva meglio le proprietà delle foglie di basilico....
Udine e il meglio della cucina friulana

Udine e il meglio della cucina friulana

Alla cucina udinese ci ho lasciato un pezzetto di cuore… In compenso però ne ho guadagnato qualche pezzo di pancia! Potrei dire che si tratta del peso della felicità. Quindi ben venga! La città forse non è la più bella del Friuli (sebbene riservi piacevoli sorprese) ma propone piatti così buoni e particolari che davvero bisognerebbe andarci apposta per godersi le loro proposte gastronomiche! Anche perché si tratta di piatti che difficilmente si possono trovare altrove. Per esempio ho potuto conoscere la gubana solo perché me l’ha fatta scoprire una amica udinese che la portò in una cena (grazie, Arianna!) Fu amore a prima vista e da allora sognavo di mangiarla sul posto! Quindi un desiderio che si è avverato finalmente ad Udine (apprezzato anche da Patricia e Maria!) Ma cos’è la gubana? Innanzitutto c’è da dire che è un dolce nato nelle Valli del Natisone preparato in origine nei giorni di festa. E’ a base di pasta dolce lievitata, con un ripieno di noci, uvetta, pinoli, zucchero, grappa, scorza grattugiata di limone, dalla caratteristica forma a chiocciola. È una ricetta imparentata con il presnitz triestino (di origini austro ungariche) e con la classica potizza slovena (tutti buonissimi aggiungerei!) Ma molto meglio di me lo può descrivere il bravo e simpatico pasticciere Danilo D’Olivo nel video, che siamo andati a trovare nella pasticceria Laboratorio del Dolce. Il signor Danilo e la moglie fanno cose buonissime sia della tradizione udinese che di varia natura (come le meringhe con la panna, farcite al momento). Ma soprattutto sono abilissimi nella preparazione di questo dolce tipico di Udine e provincia, che abbiamo provato...
Venezia: bellini, carpaccio e tanta frustrazione

Venezia: bellini, carpaccio e tanta frustrazione

Venezia è stata una delle prime città ad essere inserita nel programma della nostra avventura, quando eravamo ancora in fase decisionale . Ma il motivo per cui volevamo visitarla non ha niente a che vedere con la sua bellezza (o perlomeno, non solo quello). La città è uno dei più importanti centri gastronomici d’Italia, responsabile per la creazione e la diffusione di numerose ricette e abitudini alimentari del paese. È stato a Venezia, per esempio, che il caffè è arrivato per la prima volta in Italia, ed è stato a Venezia che si è creata l’abitudine di consumare il caffè con la popolarità che si ha oggi (il Caffè Florian è testimone di questa epoca). E ‘stato a Venezia, insieme a Padova, dove si è diffusa l’abitudine dell’aperitivo in tutto il paese (prendere un drink accompagnato da qualche stuzzichino, a metà mattina o nel tardo pomeriggio). In città, sarebbe stato inventato lo “spritz sporco” italiano (abbiamo già parlato della rivalità con Padova riguardo l’origine) e altre bevande e liquori famosi. A Venezia, sono nate anche numerose ricette per i piatti a base di pesce e frutti di mare. In ogni caso, la lista è lunga, ma per noi sono particolarmente interessanti due invenzioni veneziane: il carpaccio e il Bellini. Entrambe sono parte della storia della stessa attività aperta nel 1931. Un bar situato in calle Vallaresso, dietro piazza San Marco. Harry ’s bar fa parte di un impero costruito da Giuseppe Cipriani ed è considerato uno dei bar storici di Venezia e uno dei più importanti d’Italia. Qui, come in tutta la città, l’invasione dei turisti è massiccia e...
Spritz, il drink austriaco che è diventato aperitivo nazionale

Spritz, il drink austriaco che è diventato aperitivo nazionale

L’origine dello Spritz non è italiana. Questo drink che ha contribuito a diffondere l’abitudine dell’aperitivo in Italia ha le sue radici nella confinante Austria. Dove è nata l’abitudine di diluire il vino bianco con acqua gasata o seltz, lo “spritzen”, che in tedesco significa “spruzzare”. Non c’è da stupirsi che anche oggi in Friuli-Venezia Giulia, una regione che confina appunto con l’Austria, lo spritz è ancora servito in questo modo. Quando eravamo a San Daniele, la provincia di Udine famosa per il prosciutto, lo abbiamo bevuto proprio così . Tra l’altro ci hanno servito vino e acqua separatamente, che dovevamo mescolare noi al momento di berlo. L’Italia tuttavia, ha il merito di inventare la versione “sporca” (cioè “colorata” da aperitivi come il campari, il bitter, il cynar.. etc) e poi la versione Aperol Sprit, che ha reso questo aperitivo famoso in tutto il mondo. Ma chi in Italia sarebbe stato responsabile della creazione dello spritz “sporco”? Leggere anche: Padova e il suo cibo di strada benedetto Padova vs. Venezia Eravamo nel bel mezzo di un conflitto, riguardo chi ha inventato lo spritz . Padova e Venezia competono ferocemente per la creazione e il consumo di questo drink . Niente di più padovano che sedersi in uno dei bar di piazza delle Erbe e bere uno spritz a metà mattina . Niente di più veneziano che andare al bar a fine pomeriggio per un aperitivo. Tra l’altro ci sono diverse competizioni e rivalità di altre entità che riguardano sempre Padova contro Venezia (proprio come tra pisani e livornesi). Il giornalista Alessandro Marzo Magno, nel suo libro “Il genio del gusto”, dice...
Verona e la sua deliziosa cucina invernale

Verona e la sua deliziosa cucina invernale

Senza dubbio Verona è una città piena di cose da vedere e da fare…ma anche da mangiare. La ricchezza gastronomica di questa città è tale da dover avere sempre a portata di mano forchetta e coltello per assaggiare tutto! Molti dei piatti tipici veronesi sono da periodo invernale o addirittura legati solo al periodo natalizio come l’ormai famosissimo e diffusissimo Pandoro, ci sono anche alcune pasticcerie veronesi che preparano ancora il Nadalin, che ne è l’antenato medievale. Fu inventato nel duecento per festeggiare il primo natale di Verona sotto la signoria della famiglia Della Scala (scaligera). Il pandoro arriverà solo 600 anni dopo! Sono tante ricette legate alla polenta, in particolare con cacciagione (polenta e osei) o con fagioli (polenta infasola). Un altro piatto simbolo di Verona, è la pasta e fagioli (pasta e fasoi) insaporita da quelli che venivano considerati gli scarti del maiale, come le cotiche e la cotenna ma anche pancetta e lardo. Quindi una volta a Verona, abbiamo avuto l’imbarazzo della scelta su cosa provare (visto che l’elenco è davvero ampio). Ci siamo affidati ai nostri gusti e istinto. Sicuramente gli gnocchi era qualcosa da provare, e la scelta si è rivelata davvero azzeccata (tra i migliori gnocchi mai mangiati) con un saporitissimo ragù di anatra. Morbidi e gustosi, che sono spariti alla velocità della luce dal piatto. Gli gnocchi hanno in parte oscurato l’altro buon primo tipico: i bigoli con carne di asino, un piatto comunque davvero particolare ed interessante. I bigoli sono un tipo di pasta ottenuta mediante trafilatura a torchio, di forma tradizionale, anticamente ottenuta a mano. Pastisada de caval Ci incuriosiva...
Consigli per viaggiare in treno e con bambini  in Italia

Consigli per viaggiare in treno e con bambini in Italia

Consigli per chi viaggia in Italia con i mezzi pubblici: – Se ci sono viaggi dove si può scegliere se andare in treno o bus scegli sempre il treno. I treni sono più puntuali, c’è più più spazio per mettere le valigie e per sedersi, ci sono diverse offerte (nel caso in cui si acquistano i biglietti in anticipo) e, in caso di ritardo di più di mezz’ora, c’è un parziale rimborso;  – per comprare un biglietto all’ultimo minuto, si possono utilizzare le biglietterie automatiche per evitare le file. Bisogna solo far attenzione al valore totale del viaggio. Abbiamo trovato due volte un valore finale maggiore di quello calcolato. In questo caso, la soluzione è quello di andare alla biglietteria; – camminare sempre con un po’ di soldi cash in tasca. In Italia, ci sono ancora molti negozi e bar nelle stazioni che non accettano carte di credito (questo è davvero un suggerimento valido per coloro che viaggiano in Italia indipendentemente dai mezzo di trasporto. Ci sono ancora molte aziende, anche nelle grandi città, che accettano solo contanti); Consigli per chi viaggia in treno in Italia con un bambino: – nella maggior parte dei casi, solo i bagni delle stazioni ferroviarie delle grandi città hanno fasciatoio. Quindi, se ci si trova in una piccola città ed è necessario cambiare il pannolino del bambino, andare in un bar/ caffetteria fuori dalla stazione. Praticamente ogni città, ha dei bar appena fuori dalla stazione e anche se non tutti hanno un fasciatoio , sono di solito più puliti e con più spazio (a volte anche solo un lavandino più ampio può salvare la...
Viaggi con un bambino: i consigli da psicologi (parte 1)

Viaggi con un bambino: i consigli da psicologi (parte 1)

Quando Aldo ed io abbiamo pianificato questo progetto Italia a 3 viaggiando con Maria in tutta Italia isole comprese, sapevamo di dover affrontare difficoltà di ogni genere in compagnia di una bimba. E ‘in giro con il passeggino in un paese , che spesso mantiene le proprie strade con vecchie strutture senza particolari adattamenti per le persone con limitazioni della mobilità non è facile. Trovare bagni adeguati per svolgere il compito semplice di cambiare un pannolino non è così comune come previsto. Usare i mezzi pubblici con un bambino è spesso molto faticoso e richiede un carico incredibile di creatività per mantenere il bambino seduto per ore senza piangere o disperarsi . Trovare luoghi e giochi adatti per i bambini così piccoli… L’elenco dei problemi è enorme, ma sapevamo che tutto questo potrebbe essere affrontato con talento e amore! Ciò che veramente ci ha interessato fin dall’inizio, era l’idea che un viaggio così lungo e uno spazio mutevole potessero causare traumi in Maria. Come gestire l’incostanza di routine per così tanto tempo? Come gestire l’assenza di parenti (tranne noi) e gli amici e i continui incontri con “estranei”? Per cercare di trovare le risposte, abbiamo letto diverse fonti sull’argomento e siamo andati oltre: colloqui con due psicologi per l’infanzia. Dal momento che questi colloqui sono stati molto proficui, abbiamo deciso di postarli sul blog per aiutare magari altri genitori che vogliono viaggiare con i propri figli, e che hanno paura come noi. La prima conversazione è stata con Christina Maria da Costa Santos psicologa, specializzata in Psicologia Clinica con i Bambini e la Famiglia e Terapia di Coppia (specializzazioni...