Gairo Vecchio, la città fantasma della Sardegna

Gairo Vecchio, la città fantasma della Sardegna

È stato il nostro amico Maurizio Cheri, il nostro host al suo B&B Al Vicoletto, che ci ha parlato di Gairo Vecchio, dicendoci: “Non si può fare a meno di andarci”, mentre ci elencava tutte le destinazioni consigliate della Ogliastra, nel centro della Sardegna. Considerata la regione più isolata e incontaminata d’Italia, non c’è da meravigliarsi che la Sardegna ha diverse città fantasma. Secondo il sito “Sardegna abbandonata” (specializzata nella ricerca di territori e strutture dimenticate), ci sono almeno 16 comuni fantasmi sull’isola. Gairo Vecchio è il più famoso. Vedi altre foto della nostra visita a Gairo Vecchio Seguendo la strada provinciale SP11, in  pochi minuti dopo aver attraversato la città di Osini, si incontra Gairo, incastonata tra le montagne del Gennargentu. È stupenda la vista di due città vicine e di fronte a diversi livelli della montagna. La città fantasma, completamente abbandonata e sopra la nuova Gairo,  costruita negli anni ’50 per ospitare i residenti della città originaria. Infatti, tre città sono state costruite per sostituire la vecchia: Gairo Sant’Elena (che abbiamo visto sopra il vecchio e viene chiamato solo Gairo) Taquisara e Cardedu (queste ultime due più distanti dalla zona originale). Leggi anche: Mamoiada, il vino cannonau e il folklore dei Mamuthones Non esiste alcuna registrazione accurata delle origini di Gairo Vecchio. Secondo l’amministrazione comunale, la città è citata per la prima volta solo in un documento del 1217, ma molti studiosi sostengono che la sua origine è molto più antica. La ragione del suo abbandono è legata a disastri climatici. In greco, la parola Gairo significa “terra che scorre” ed è stata proprio l’incidenza costante ed eccessiva delle tempeste che...
Mamoiada: il vino cannonau e il folklore dei mamuthones

Mamoiada: il vino cannonau e il folklore dei mamuthones

Per Aldo, uno dei posti obbligatori durante il nostro passaggio in Sardegna era la piccola Mamoiada, nella zona della Barbagia. Anche se lontana dal mare e inizialmente senza particolari attrattive gastronomiche, Aldo era incuriosito dall’idea di conoscere i mamuthones. Siamo stati sul posto in una giornata nuvolosa, quindi abbiamo detto: “niente mare per oggi” e ne è valsa la pena! I mamuthones sono il personaggio principale del Carnevale sardo. La figura è rappresentata da maschere grottesche di legno dipinte nero, con un abito davvero particolare (quasi tutto in nero e con grossi campanacci sulle spalle). Durante le manifestazioni, sono accompagnate da personaggi antagonisti : gli issohadores,  i quali indossano maschere bianche, ugualmente in legno, con abiti colorati. Si tratta di una rappresentazione della corrispondenza tra le forze della natura. Non ho potuto fare a meno di notare la somiglianza dei mamuthones con altre manifestazioni del folklore del nord-est del Brasile. Anche se non ci sono testimonianze certe sulla provenienza delle maschere, alcune delle teorie più attendibili dicono che sono state già utilizzate prima di Cristo dalle comunità dei pastori e contadini sardi, come rituali atti ad influenzare il clima e il raccolto dell’anno, o per rappresentare la lotta tra Mori e i sardi per il possesso dell’isola. Tutta la tradizione popolare dei mamuthones e issohadores è raccontata nel Museo delle Maschere Mediterranee, che si trova nel centro della città. Il museo è operativo dal 2001 e ha una collezione completa, con riferimento ad altre manifestazioni carnevalesche nel Mediterraneo. Un altro luogo interessante per conoscere meglio questa tradizione è il laboratorio dello scultore Antonello Congiu. Poco lontano dal museo, il...
Padova, la bellissima sorella di Venezia

Padova, la bellissima sorella di Venezia

C’è un detto veneto che dice “Venezia è bella e Padova sua sorella.” Niente di più vero! Padova oltre ad essere sede di uno dei più famosi santi della Chiesa Cattolica, possiede anche una delle università più importanti del paese. Ma la città è riuscita come poche ad integrare in forma armonica nel suo quotidiano il turismo religioso , la migrazione di studenti, ed un impressionante varietà di luoghi artistici.  È stata proprio questa armonia che ci ha incantato, molto diversa dalle altre città come Roma, Firenze e Venezia, che anche se splendide, soffrono invece di disarmonia riguardo questa integrazione. Vedi anche come è stato il nostro viaggio per Lazio Come a Verona, la città si rivela facilmente in tranquille passeggiate a piedi o in bicicletta. Questo, per inciso, è una delle grandi differenze tra il sud / centro e nord Italia (eccezione fatta per Pesaro). Proprio sulla mappa per visualizzare la configurazione di strade e piazze cambiano, arricchendosi con piste ciclabili lunghe, posti auto e noleggio biciclette. L’unico peccato è la mancanza di luoghi dove è possibile anche noleggiare una bicicletta con accessori. Avremmo preso un sediolino per bambini da mettere alla bici per girare con Maria, ma siccome non l’abbiamo trovato, abbiamo conosciuto la solo città camminando. Vedi come è stato il nostro viaggio attraverso l’Umbria Il primo posto che abbiamo visitato è stato la Basilica di Sant’Antonio, e qui c’è da aprire una parentesi. Chi viaggia per l’Italia, anche se non cattolico o appartenente a qualsiasi altra religione o nessuna , non può sfuggire la visita di numerose chiese. In Italia , le chiese sono praticamente sinonimi...
Gaeta, una città “piatto completo”

Gaeta, una città “piatto completo”

Maestosa architettura barocca, documenti storici rilevanti nella storia italiana e non solo, splendidi paesaggi di mare e montagna, cibo ottimo e unico. Gaeta è stato il “piatto” più completo che abbiamo visitato nel Lazio. E abbiamo avuto anche l’enorme fortuna di avere cielo sereno con giornate da 22ºC nei due giorni che eravamo lì, nonostante fosse pieno inverno! Sarebbe stato tutto perfetto se raggiungere Gaeta senz’auto non fosse così complicato. Sebbene la città non sia troppo lontano da Roma, (circa 160 km) non esiste un mezzo di trasporto unico da Roma a Gaeta. Abbiamo dovuto prendere un treno dalla stazione Termini di Roma che ci ha portato fino a Formia. Dove abbiamo preso un minibus per il porto e poi un altro autobus che finalmente ci ha lasciato nel centro di Gaeta. Anche se il viaggio non è stato lungo ( 08:40 da Roma siamo arrivati alle 10.30 a Gaeta), è difficile da ridurre al minimo il fastidio di dover cambiare tre volte i mezzi di trasporto, essendo insieme a una bambina. Vedere altre foto del nostro viaggio a Gaeta Nonostante tutto ne è valsa assolutamente la pena! Già il solo passeggiare attraverso il centro storico della città e le sue strade dominate dal forte odore di cucina di mare è stato un piacere immediato! (Vedi anche : Tiella, la principale ricetta tipica di Gaeta) Gaeta ha molto da dire, le sue origini risalgono al VIII° secolo a.C. Nel periodo romano, la città era già un importante porto in Europa. Nel Medioevo, con le loro caratteristiche geografiche (è stata costruita su una penisola montuosa) serviva come rifugio contro la...
Tivoli: il desiderio di un papa e un imperatore

Tivoli: il desiderio di un papa e un imperatore

Non siamo andati a Tivoli in cerca di un piatto tipico come nei nostri precedenti viaggi. E’ comunque possibile mangiare bene a Tivoli, ci sono ottimi ristoranti di tutto rispetto, c’è n’è anche uno che consigliamo, e inoltre l’ottima catena romana di pizze al taglio Alice è presente anche qui (per chi volesse una cosa veloce da mangiare). Tivoli, vogliamo intendere, non ha alcuna peculiarità tradizionale gastronomica degna di nota, nonostante ció non potevamo non andare! Questo perché il paese concentra in una piccola area di 68 km² due dei parchi più belli d’Italia: Villa D’Este e Villa Adriana. Entrambi sono considerati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Era obbligatorio parlarne nel nostro “Da vedere”. Raggiungere Tivoli da Roma è molto semplice. La città è ben servita dai mezzi pubblici e la stazione ferroviaria è a meno di 1 km dal centro storico. Per chi viaggia con un bambino possiamo dare una bella notizia: di fronte all’uscita della stazione, c’è un bar / pizzeria chiamato La Stazione che, oltre ad un ottimo caffè, ha un comodo fasciatoio nel bagno. E meno male! Perché i parchi ne sono sprovvisti. Vedere più foto di Tivoli e Villa D’Este Il percorso dalla stazione a l’ingresso di Villa D’Este dura circa 15 minuti a piedi, siamo passati la volta scorsa dal lato del ponte, ma crediamo sia consigliabile passare attraverso il centro della città. La passeggiata per le stradine piene di piccoli negozi, antiquariato e caffè è davvero piacevole. L’ingresso alla villa si trova sul lato della Chiesa di Santa Maria Maggiore , il secondo tempio più importante della città dopo la cattedrale. L’edificio merita una...
Viterbo, la città dei papi dove è nato il conclave

Viterbo, la città dei papi dove è nato il conclave

La nostra prima volta a Viterbo ci ha lasciati a bocca aperta: è una città deliziosa tutta da scoprire, dove si respira la storia di una città interessante da conoscere, piena di dettagli e curiosità. Abbiamo preso il treno Roma/Viterbo in un giorno ventoso ma pieno di sole, un treno che fa tantissime fermate (forse pure troppe) ma in compenso c´é una piacevole vista panoramica, per esempio si passa per il lago di Bracciano con i vari paesini e villaggi. Innanzitutto consigliamo di arrivare alla stazione Viterbo/Porta Romana (invece di Porta Fiorentina) perché è quella più vicina al centro storico da raggiungere comodamente a piedi. Una volta arrivati, la vista della porta ci ha dato una dimensione della bellezza di quello che avremmo visto durante la nostra visita. Vedi altre foto della nostra visita La Porta Romana esiste dal 1643, costruita per sostituire una porta che era ancora più vecchia. E´poi stata trasformata in un campanile della Chiesa di San Sisto (edificio che si vede attraverso la porta stessa). L’imponente struttura è stata costruita per proteggere la cittá, da Papa Innocenzo 10 °. Sulla sua sommità, appare una immagine di Santa Rosa, patrona della città e nelle sue mura si possono ancora vedere i segni delle esplosioni dalle truppe francesi che hanno cercato di invadere la città nel 1798. Ci sono tanti aspetti principali per raccontare Viterbo, il primo è quello di conoscerla come “la città dei Papi” sapendo che per circa 24 anni, sin dal 1257 il palazzo papale di Viterbo ha ospitato la curia, che ci si era trasferita per via del clima “scomodo” nella Roma di...