Lo sapevi che(nel Lazio)?

Lo sapevi che
(nel Lazio)?

Durante il nostro viaggia nel Lazio abbiamo scoperto un bel po’ di curiosità sulla regione. Qui abbiamo messo insieme quelle che ci sembravano più interessanti. – La prima registrazione della parola “pizza” è in un libro conservato nell’archivio del Museo Diocesano di Gaeta La città di circa 20.000 abitanti si trova a 120 km da Roma e 80 km da Napoli. La parola è stata scritta in un documento chiamato Codex Diplomaticus Cajtanus, scritto nel 997. – La pasta all’amatriciana, anche se è considerata un piatto tipico romano è stata creata nella piccola città di Amatrice. La città è praticamente al confine tra le regioni Lazio e Abruzzo. – Lo stesso comune di Amatrice in realtà apparteneva alla regione Abruzzo fino al 1927, quando il dittatore Benito Mussolini decise di includerlo/regalarlo alla provincia di recente nascita di Rieti, nella regione Lazio. – L’unico museo interamente dedicato al barocco in Italia è nella città di Ariccia, 26 km da Roma. Il Museo del Barocco si trova all’interno del Palazzo Chigi ed è stato inaugurato nel 2007. La collezione si compone esclusivamente di donazioni e ha opere di artisti come Pietro di Cortona, Mattia Preti, Carlo Maratta, il Baciccio e Giacinto Brandi – Perché la porchetta (di Ariccia) si chiama così e non porchetto? Semplicemente perché è fatta con maiali esclusivamente di sesso femminile. Sembra che, secondo i produttori, la carne di femmina è più morbida. – Il Palazzo Pontificio di Castel Gandolfo, considerata la residenza estiva dei papi, è recentemente sede di un museo, dal 2015. Questo “cambiamento” è stato determinato da Papa Jorge Mario Bergoglio, poichè il Pontefice argentino...
Gaeta, una città “piatto completo”

Gaeta, una città “piatto completo”

Maestosa architettura barocca, documenti storici rilevanti nella storia italiana e non solo, splendidi paesaggi di mare e montagna, cibo ottimo e unico. Gaeta è stato il “piatto” più completo che abbiamo visitato nel Lazio. E abbiamo avuto anche l’enorme fortuna di avere cielo sereno con giornate da 22ºC nei due giorni che eravamo lì, nonostante fosse pieno inverno! Sarebbe stato tutto perfetto se raggiungere Gaeta senz’auto non fosse così complicato. Sebbene la città non sia troppo lontano da Roma, (circa 160 km) non esiste un mezzo di trasporto unico da Roma a Gaeta. Abbiamo dovuto prendere un treno dalla stazione Termini di Roma che ci ha portato fino a Formia. Dove abbiamo preso un minibus per il porto e poi un altro autobus che finalmente ci ha lasciato nel centro di Gaeta. Anche se il viaggio non è stato lungo ( 08:40 da Roma siamo arrivati alle 10.30 a Gaeta), è difficile da ridurre al minimo il fastidio di dover cambiare tre volte i mezzi di trasporto, essendo insieme a una bambina. Vedere altre foto del nostro viaggio a Gaeta Nonostante tutto ne è valsa assolutamente la pena! Già il solo passeggiare attraverso il centro storico della città e le sue strade dominate dal forte odore di cucina di mare è stato un piacere immediato! (Vedi anche : Tiella, la principale ricetta tipica di Gaeta) Gaeta ha molto da dire, le sue origini risalgono al VIII° secolo a.C. Nel periodo romano, la città era già un importante porto in Europa. Nel Medioevo, con le loro caratteristiche geografiche (è stata costruita su una penisola montuosa) serviva come rifugio contro la...
Bomarzo: principe crea un parco per resuscitare l’amata

Bomarzo: principe crea un parco per resuscitare l’amata

La nostra ultima tappa nel Lazio ci ha fatto fare un viaggio nel meraviglioso immaginario medievale. Come in una favola, un principe perde la moglie e sconvolto, decide di costruire un “giardino delle meraviglie” nella speranza di rivedere la propria amata. Questa è la sintesi di una delle versioni che riguardano l’eccentrico principe Pier Francesco Orsini, che fece costruire nel 16 ° secolo, uno dei luoghi più “magici” che abbiamo visto in Italia fin ora. Il Bosco Sacro, noto come “Parco dei Mostri”, si trova nella piccola cittadina di Bomarzo, in provincia di Viterbo, a 87 km da Roma. La città ha meno di duemila abitanti e si trova al confine tra le regioni di Lazio e Umbria. Guarda le foto della nostra visita al Parco dei Mostri Purtroppo, arrivare a Bomarzo senza una macchina non è facile. Partendo da Roma, si può prendere un treno per la città di Orte e lì, un autobus per Bomarzo. Tuttavia, la fermata più vicina al parco si trova di fronte al municipio del paese, a 1,6 km di distanza dall’ingresso del parco. Si può anche prendere un taxi alla stazione di Orte verso il parco, ma il prezzo è abbastanza alto: 29 euro a tratta. A causa del difficile accesso, avevamo quasi deciso di abbandonare l’idea della visita. Ma poi abbiamo cambiato idea grazie ad un amico che ha casa a Bomarzo e che ci ha offerto di portarci al parco. Ringraziamo molto l’aiuto di Valerio perché la visita (anche al paese stesso) è valsa MOLTO la pena. Il Bosco Sacro è stato progettato dall’architetto Pirro Ligorio (responsabile anche di Villa...
Olive di Gaeta: già citate da Virgilio nell’ Eneide

Olive di Gaeta: già citate da Virgilio nell’ Eneide

Parlare di Gaeta è parlare di olive. In particolare olive nere da tavola con marchio DOP di approvazione (Denominazione di Origine Protetta).  È vero che l’Italia è famosa in tutto il mondo per la produzione di olive. Esistono 900 mila proprietà produttrici, per un totale di più di un milione di ettari. Secondo i dati Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare). L’Italia è il paese con il maggior numero di varietà di olive nel mondo. Ci sono oltre 500 diversi tipi di diffusione di oliva sul territorio. Ma quello che non tutti sanno è che la maggior parte di questa coltivazione è utilizzata per produrre olio d’oliva. Il paese è il secondo più grande produttore di olio al mondo, dopo la Spagna. Quindi, c’è poco spazio per le olive da tavola. Solo il 3% della produzione nazionale sono dedicate alle Olive da tavola . Quindi in questa piccola percentuale, quelle che ancora hanno un marchio di qualità, sono considerate una preziosa rarità . Questo è il caso delle olive Gaeta! Leggi anche: il primo registro nel mondo della parola “pizza” è nel museo di Gaeta Oltre alla Tiella di cui si è già tanto parlato, è stato questo particolare tipo d’oliva che ci ha portato ad includere nel nostro programma la città di Gaeta. Anche se il sigillo DOP è stato rilasciato ai produttori, alla fine dello scorso anno e la raccolta di questo mese di marzo sarà la prima col marchio di garanzia, le olive di questa zona sono note fin dall’antichità. Virgilio stesso ne ha parlato nell’Eneide! Conosciuta come “Oliva di Gaeta”, la varietà...

Tiella di polpo di Gaeta

La tiella è la ricetta per eccellenza di Gaeta. È stata creata alla fine dell´Ottocento. Quella di polpo è una delle più tradizionali. (per una tiella da 1kg./8 fette) Ingredienti (impasto) ½ kg di farina 10gr di lievito 15gr di sale 1 cucchiaino di olio extravirgine di oliva 300gr di acqua (ripieno) 800gr di polpo bollito 150gr di pomodori 40gr di olive nere snocciolate 1 spicchio d’aglio Prezzemolo Peperoncino Olio extravirgine di oliva Preparazione 1. Riempire d’acqua una pentola abbastanza capiente da contenere il polpo. Aggiungere sale tre volte tanto quello necessario per salare l’ acqua per la pasta (abbondante). Cuocere il polpo per 20 minuti e lasciarlo più 20 minuti di riposo nell’acqua. 2. In una ciotola, mettere il lievito con sale e olio. Aggiungete la farina man mano fino ad ottenere un impasto omogeneo, lavorandolo per almeno 10 minuti. 3. Avvolgere l’impasto in uno strofinaccio e fatelo lievitare per almeno mezz’ora dentro il forno spento. 4. Nel frattempo preparate il ripieno tagliando il polpo a pezzetti e condendolo con olio, prezzemolo, peperoncino, pomodori e le olive nere snocciolate. 5. Prendete due terzi dell’impasto e stendetelo con un matterello fino a ottenere una sfoglia dello spessore inferiore ad un centimetro. 6. Ungere una teglia rotonda di 35/36cm con l’olio e foderatela con il disco di pasta. 7. Mettete il ripieno sulla pasta in modo omogeneo. 8. Stendere l’impasto che resta e usarlo per ricoprire la tiella. Con l’aiuto del matarello, tagliare il bordo. Fare dei piccoli buchi nella parte superiore dell´impasto e con una forchetta fare una lieve pressione su tutto il bordo. 9. Infornare la tiella per...
Tiella, il piatto che da solo vale la visita a Gaeta

Tiella, il piatto che da solo vale la visita a Gaeta

C’è un piatto tipico a Gaeta che si può trovare solo in paese (e in qualche località vicina) per cui, vale la pena andarci apposta: stiamo parlando della tiella! Noi conoscendo questo “limite” l’abbiamo mangiata a pranzo e cena per due giorni di seguito. E avremmo continuato ancora se non fosse finito il viaggio! Per parlare della tiella dobbiamo tornare indietro nel tempo fino all’epoca dei Borboni (fine ottocento) i quali ne erano grandi estimatori, questo nonostante fosse un piatto di origine povera . Si tratta di una pizza farcita con diversi tipi di ripieni, attualmente i più apprezzati sono quelli classici di polpo o di scarole con olive, ma esistono altre buonissime varianti come calamari, alici, cipolle, baccalà e addirittura cozze! Leggi anche: Pizza era già sulla bocca di tutti nel 997 C’è uno stretto legame con il mare e i suoi prodotti, questo piatto nasce anche dalla necessitá di consumare il pescato e la farina. Pescatori e contadini portavano con se le tielle cucinate dalle proprie mogli come un pasto che poteva conservarsi a lungo. Infatti venivano usate anche come alimento durante viaggi di più giorni. Il signor Giordano che gestisce il panificio che appartiene alla sua famiglia dal 1890 ci svela: “Le massaie venivano al nostro forno con le tielle già impastate e farcite per cuocerle. Questi sono ricordi che mi raccontava mio nonno”. Abbiamo provato diversi forni in giro per Gaeta e soprattutto abbiamo chiacchierato con diverse persone riguardo l’ origine di questo piatto. Una versione storica che sembra mettere d’accordo tutti è quella dell’influenza pugliese: sembra che emigrati dalla provincia di Bari fossero anni addietro...
Pizza era già sulla bocca di tutti nel 997

Pizza era già sulla
bocca di tutti nel 997

Stavolta parlando della storia della pizza non parleremo di Napoli (città giustamente associata a uno degli alimenti più diffusi al mondo) e non parleremo neanche di Roma, cuore del paese e responsabile della diffusione delle basi delle abitudini alimentari dell’intera penisola. Il primo registro della parola “pizza” è stato trovato nella città di Gaeta, a 160 km dalla capitale italiana e a 80 km da Napoli. Il testo è parte di un documento della fine del X secolo ,denominato Codex Diplomaticus Cajtanus, una sorta di rapporto giornaliero del Ducato di Gaeta. Attualmente il codice è tenuto nell’Archivio del Museo Diocesano della città. Abbiamo scoperto la storia di questo registro alla fine dello scorso anno, sin da quando abbiamo iniziato a impostare il nostro itinerario di viaggio, ma la posizione della conservazione del documento non è stata molto chiara. Alcuni studiosi dicevano che il registro era conservato nell’ Abbazia di Montecassino e altri nell’archivio di Gaeta. Dopo qualche telefonata, siamo stati in grado di scoprire la posizione precisa. Il Codex Diplomaticus Cajtanus è un insieme di documenti scritti in latino medievale tra gli anni 830 a 1399. La parola “pizza” appare in una delle pergamene del 997, che parla dei doni dati al vescovo di Gaeta durante Pasqua e Natale. Tra i vari doni presenti si parlava di 12 pizze. Leggi anche: la storia primo conclave si è verificato alle porte di Roma È importante dire che la pizza in quel tempo era molto diversa da quella che conosciamo oggi! La ricetta che ha conquistato il mondo, all’epoca era più come una focaccia o pizza bianca senza formaggio e soprattutto...
Tivoli: il desiderio di un papa e un imperatore

Tivoli: il desiderio di un papa e un imperatore

Non siamo andati a Tivoli in cerca di un piatto tipico come nei nostri precedenti viaggi. E’ comunque possibile mangiare bene a Tivoli, ci sono ottimi ristoranti di tutto rispetto, c’è n’è anche uno che consigliamo, e inoltre l’ottima catena romana di pizze al taglio Alice è presente anche qui (per chi volesse una cosa veloce da mangiare). Tivoli, vogliamo intendere, non ha alcuna peculiarità tradizionale gastronomica degna di nota, nonostante ció non potevamo non andare! Questo perché il paese concentra in una piccola area di 68 km² due dei parchi più belli d’Italia: Villa D’Este e Villa Adriana. Entrambi sono considerati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Era obbligatorio parlarne nel nostro “Da vedere”. Raggiungere Tivoli da Roma è molto semplice. La città è ben servita dai mezzi pubblici e la stazione ferroviaria è a meno di 1 km dal centro storico. Per chi viaggia con un bambino possiamo dare una bella notizia: di fronte all’uscita della stazione, c’è un bar / pizzeria chiamato La Stazione che, oltre ad un ottimo caffè, ha un comodo fasciatoio nel bagno. E meno male! Perché i parchi ne sono sprovvisti. Vedere più foto di Tivoli e Villa D’Este Il percorso dalla stazione a l’ingresso di Villa D’Este dura circa 15 minuti a piedi, siamo passati la volta scorsa dal lato del ponte, ma crediamo sia consigliabile passare attraverso il centro della città. La passeggiata per le stradine piene di piccoli negozi, antiquariato e caffè è davvero piacevole. L’ingresso alla villa si trova sul lato della Chiesa di Santa Maria Maggiore , il secondo tempio più importante della città dopo la cattedrale. L’edificio merita una...
Le Golosità Viterbesi : Acqua cotta, Strozzapreti e Schiaffi

Le Golosità Viterbesi : Acqua cotta, Strozzapreti e Schiaffi

Ho un bel ricordo del primo anno che mi sono trasferito a Roma, una domenica mattina degli amici mi dissero “oggi ci andiamo a fare una bella passeggiata a Viterbo”, in realtà poi arrivammo a ora di pranzo e passammo tutto il tempo solo chiusi in una trattoria a mangiare e bere, senza vedere quasi nulla della città. Mi sono rimasti impressi quei sapori rustici e genuini e sono stato molto contento aver avuto l’occasione di tornare insieme alla mia famiglia per ritrovarli ancora e conoscere (finalmente) per bene la città di Viterbo quanto merita! Leggi di più su Viterbo, la città dei papi Per parlare della cucina tipica viterbese bisogna conoscere le varie influenze del grande territorio della Tuscia: denominazione di quelle zone successivamente al dominio etrusco, che comprendono parte di Toscana, Umbria e Lazio. Quindi un misto delle tre regioni fatto di sapori antichi, con alcune ricette semplici ed apparentemente povere, ma ricche di profumi e gusto. Piante ed erbe spontanee utilizzate per minestre e zuppe, nocciole di alta qualità (DOP) con cui si fanno dolci tradizionali , carne di selvaggina, salumi ottimi, formaggi di pecora e pesci di lago (come dei laghi di Bolsena e Vico). Ricordiamo anche una bellissima sagra medievale delle castagne di un paese vicino (Soriano del Cimino). Insomma c’è un mondo da mettere nel piatto. E noi dopo la faticosa passeggiata, avevamo tanto spazio nello stomaco per provare ogni cosa. L’acqua cotta Dobbiamo ammettere che eravamo scettici riguardo uno dei piú tradizionali piatti della Tuscia , l´acqua cotta. In effetti il nome non ci è sembrato molto attraente e appetitoso. Ma questo...
Viterbo, la città dei papi dove è nato il conclave

Viterbo, la città dei papi dove è nato il conclave

La nostra prima volta a Viterbo ci ha lasciati a bocca aperta: è una città deliziosa tutta da scoprire, dove si respira la storia di una città interessante da conoscere, piena di dettagli e curiosità. Abbiamo preso il treno Roma/Viterbo in un giorno ventoso ma pieno di sole, un treno che fa tantissime fermate (forse pure troppe) ma in compenso c´é una piacevole vista panoramica, per esempio si passa per il lago di Bracciano con i vari paesini e villaggi. Innanzitutto consigliamo di arrivare alla stazione Viterbo/Porta Romana (invece di Porta Fiorentina) perché è quella più vicina al centro storico da raggiungere comodamente a piedi. Una volta arrivati, la vista della porta ci ha dato una dimensione della bellezza di quello che avremmo visto durante la nostra visita. Vedi altre foto della nostra visita La Porta Romana esiste dal 1643, costruita per sostituire una porta che era ancora più vecchia. E´poi stata trasformata in un campanile della Chiesa di San Sisto (edificio che si vede attraverso la porta stessa). L’imponente struttura è stata costruita per proteggere la cittá, da Papa Innocenzo 10 °. Sulla sua sommità, appare una immagine di Santa Rosa, patrona della città e nelle sue mura si possono ancora vedere i segni delle esplosioni dalle truppe francesi che hanno cercato di invadere la città nel 1798. Ci sono tanti aspetti principali per raccontare Viterbo, il primo è quello di conoscerla come “la città dei Papi” sapendo che per circa 24 anni, sin dal 1257 il palazzo papale di Viterbo ha ospitato la curia, che ci si era trasferita per via del clima “scomodo” nella Roma di...
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