Matera e il suo pane sacro

Matera e il suo pane sacro

C’è una grande disputa sul confine tra Basilicata e Puglia, nel sud Italia. La lotta non è politica ne geografica, ma legata alla fama di un prodotto territoriale considerato sacro dagli abitanti del posto. Stiamo parlando di un paese della Puglia, Altamura e uno della Basilicata, Matera. Queste città si contendono il trono per il miglior pane dell’Italia meridionale. Mentre Altamura ha acquisito sempre maggiore riconoscimento per l’eccellenza della sua variegata panificazione (pane, focacce, biscotti, taralli …), Matera è principalmente impegnata nel mantenere la tradizione “sacra” del suo pane. Siamo stati in entrambe le città e abbiamo verificato di persona la superiorità delle due scuole di panificazione. Abbiamo quindi concluso che ad Altamura, la focaccia regna assoluta e indiscutibile (la migliore che abbiamo assaggiato nella nostra vita); ma riguardo al pane, pensiamo che Matera abbia qualcosa in più. Prima che qualcuno cominci a protestare per la nostra affermazione, vogliamo essere chiari: questo è il nostro personalissimo parere!!! A Matera, il pane è l’ultimo simbolo della resistenza di un popolo nato tra le rocce delle montagne. La città è uno dei rari esempi al mondo di continuità abitativa dal periodo neolitico ad oggi, più di 10 mila anni di storia che continua. Vuoi conoscere meglio la Basilicata? Clicca qui “Il neolitico è il periodo storico in cui l’essere umano migliora la coltivazione dei terreni. All’inizio si trattava di diverse varietà di cereali. Ecco, come tutto si riconduce qui a Matera e alla lavorazione del pane”, ci ha dichiarato Massimo Cifarelli, presidente del Consorzio di Tutela Pane di Matera IGP durante la nostra visita al Panificio Cifarelli, nel centro di Matera....
Spilinga, nella terra del peperoncino la ‘nduja è la regina

Spilinga, nella terra del peperoncino la ‘nduja è la regina

“Appena 30 anni fa, neanche nella vicina Tropea sapevano bene cosa fosse la ‘nduccia’”. Questa affermazione con pieno accento “spilingo-calabrese” è stata fatta da Francesco Fiamingo, presidente del Consorzio ‘Nduja di Spilinga, durante il viaggio di mezz’ora da Tropea (dove alloggiavamo) e la piccola Spilinga. La ‘nduja, che fino a poco fa era una “illustre sconosciuta” anche per gli italiani, è stata il motivo che ci ha portato non solo al suo paese di origine, ma alla propria Calabria. Abbiamo conosciuto questo tipo di salume attraverso un grande amico calabrese che, conoscendo la nostra passione per il cibo piccante, ci ha regalato un pezzo di ‘nduja per farcela conoscere, ed è stato amore a prima vista! (Si, ci piace molto avere cibo come regalo, sappiatelo! ;)). Vedi altre foto della nostra visita a Spilinga Quindi, se la Calabria è famosa per essere la terra del peperoncino in Italia, la ‘nduja di Spilinga è senza dubbio la sua regina. Questo salume profumato e piccante facilmente spalmabile come fosse burro, non ha davvero eguali. Il ripieno è fatto con pezzi selezionati di carne di maiale (pancetta, guance e dal grasso intercostale) macinato e miscelato con tre tipi di peperoncino nella proporzione del 30% del suo peso. Le varietà di peperoncini utilizzati sono: il corno di toro (più dolce),  il naso di cane (più piccante) e il rotondo o “capeggiaro” (in dialetto). Contrariamente a quanto si possa immaginare, la combinazione di queste varietà di peperoncini non rendono la ‘nduja eccessivamente piccante, bensì profumata e aromatica, con piccantezza presente ma piacevole. Nella scala di Scoville, utilizzata a livello internazionale per misurare il grado...
Merano, la città del giardino più bello d’Italia

Merano, la città del giardino più bello d’Italia

I Giardini di Castel Trauttmansdorff sono un posto unico che resterà sempre nella nostra memoria, che sicuramente torneremo a visitare! (Dopo la nostra visita a Merano, Patricia ha continuato a ripetere per diversi giorni che voleva restarci a vivere). I giardini hanno una superficie di 12 ettari, con una varietà di fiori e alberi che vanno dall’esotico al Mediterraneo. Piante di tutto il mondo quindi, che crescono in un microclima spettacolare. In una armonia incredibile tra arte, natura e cultura. Tutto distribuito in varie terrazze a tema, dove camminandoci, ammirandone ogni angolo, si ha l’impressione di essere in un posto magico! Vedi altri foto del nostro viaggio I lunghi lavori di realizzazione dei giardini sono iniziati nel 1994 e sono durati ben 7 anni! In estate si organizzano degli importanti concerti all’aperto, tra cui soprattutto quello del World Music Festival più importante d’Italia. Il tutto circondato da una cornice di montagne e avente sullo sfondo il Castello Trauttmansdorf. Secondo l’atuale amministrazione del castello, “le origini del palazzo risalgono al Medioevo. I primi registri documentati parlano della sua esistenza intorno al 1300. Nella metà del XIX secolo, il conte Joseph von Trauttmansdorff acquistò l’edificio e lo ampliò fino alle dimensioni attuali. L’intervento fece della struttura il più antico esempio di fortezza neogotica del  Tirolo. Poco tempo dopo l’acquisizione della struttura da parte del Conte, l’Imperatrice Elisabetta d’Austria (Sissi) scelse Castel Trauttmansdorff, per la sua posizione particolarmente soleggiata e ben riparata dal vento, come suo soggiorno invernale preferito. Nel giardino si possono trovare un sentiero e una statua dedicata all’imperatrice. Il castello ospita oggi un curioso “museo vivo”: il Museo Provinciale...
Castellammare, la città delle acque

Castellammare, la città delle acque

Quando penso a Castellammare penso innanzitutto alla città dove sono nato (anche se non ci ho mai vissuto) penso ai racconti di mio padre di quando ci andava a piedi dal suo paese, per farsi i primi bagni estivi, penso ai biscotti , al lungomare, gli chalet, i buoni gelati…e all’acqua! Il potenziale turistico, gastronomico e “salutistico” di una città come Castellammare di Stabia è davvero enorme a livello non solo nazionale, ma purtroppo sfruttato solo in minima parte. Da mettere prima di tutto in assoluta evidenza la caratteristica unica delle acque termali di Castellammare, che sgorgano nei due stabilimenti stabiani da ben 28 fonti diverse! Questo direttamente dalle sorgenti naturali del Monte Faito, ciascuna con la propria composizione chimica e relative caratteristiche curative. Per questi motivi Castellammare è conosciuta anche come “la città delle acque”. Vedi anche: la nostra tradizione del pane a Tramonti La presenza di queste acque sorgive nell’area stabiese è nota fin dall’antichità, ma all’epoca non erano organizzate in uno stabilimento termale, bensì utilizzate in modo disordinato dalla popolazione locale. Successivamente furono creati due stabilimenti conosciuti come le Antiche Terme (1836) e le Nuove Terme (1964). Le prime analisi di queste acque risalgono al 1787 quando il re Ferdinando di Borbone incaricò di esaminare quest’acqua acidula di cui si faceva largo uso. Per spiegare il motivo di questa grande varietà di tipologie di acqua, bisogna risalire al substrato geologico, dove grazie all’attività effusiva del Vesuvio si incontrano materiali di diversa natura. In questo bacino che comprende sia il Monte Faito che i Monti Lattari, si può denotare una forma a ferro di cavallo che incanala...
Bolzano e l’Italia che mangia come i tedeschi

Bolzano e l’Italia che mangia come i tedeschi

In Italia ci sono abitudini alimentari che sono comuni e molto simili in ogni regione. Bolzano invece è il contrario di tutto ciò. Il simbolo più grande di quel certo tipo di nord vicino al confine dove ogni altra regione sembra lontana per usi e costumi. Sembra a tutti gli effetti che il confine lo si è già valicato! Per tanti aspetti potrebbe essere Germania o soprattutto Austria a partire dal fatto che si parla in prevalenza tedesco e si mangia anche allo stesso modo. Una abitudine su tutte salta agli occhi appena si arriva alla città: la varietà e bontà del pane “che parla tedesco”. Sono pagnotte con semi di girasole, noci, patate, semi di papavero, segale. Ma anche i pani speziati con erba trigonella, cumino, coriandolo, finocchio e tanto altro. Per non dire gli ottimi brezel o pretzel da farcire o da mangiare assoluti. Vedi altre foto della nostra visita a Bolzano Le diverse varietà di pane tipiche del territorio vengono preparate secondo ricette antiche e procedimenti tradizionali. La farina deve essere costituita per un minimo di 75% da cereali locali. E in effetti la differenza si nota. Nello specifico, per considerare “pane dell’Alto Adige” (che possiede il marchio di qualità) sono vietati conservanti, esaltatori di sapidità o altri additivi chimici. Pur preferendo i piccoli forni artigianali c’è una piccola “catena” che è facilmente reperibile in città e che mantiene un’alta qualità e grande varietà. Franziskaner Backerei ha ben nove filiali a Bolzano e può essere considerata sia panetteria che pasticceria. Dove c’è anche la possibilità di farcire i panini (come il classico pane di segale con speck)...
Cetara, il regno delle alici

Cetara, il regno delle alici

Situata tra Maiori e Vietri sul Mare, Cetara è uno dei 13 comuni che fanno parte della Costiera Amalfitana. Come quasi tutti i paesini della costiera, il comune di circa 2.340 abitanti in estate è invasa da orde di turisti per ogni singolo angolo delle tre piccole spiagge del suo litorale. Ma le bellezze di Cetara non si limitano a “sole e mare”. Infatti il paesino ha molto più da offrire oltre un bagno nelle sue spiagge. Nel porto di Cetara vengono scaricati ogni giorno tonnellate di un tipo di pesce che ha catapultato la città nella posizione di tappa gastronomica obbligatoria della costa tirrenica meridionale: le alici. Pescata in tutto il Golfo di Salerno, è stato a Cetara che l’alice ha guadagnato il podio di pesce di ampio uso in cucina! Conservate sotto sale, in olio di girasole, o meglio ancora olio d’oliva, come materia prima per varie salse, l’alice è la regina della cucina cetarese ed è onorata in ogni angolo della città. Vedi altre foto della nostra visita a Cetara Un particolare prodotto, tuttavia, si impone su tutte le altre ricette per la sua unicità e importanza. La colatura di alici può non sembrare  molto appetitosa quando la si descrive. È una “salsa” ottenuta per disidratazione e decomposizione della alici pressate e mantenute in una alta concentrazione di sale. Succo di pesce salato?! Questo è esattamente quello che ho pensato la prima volta che Aldo mi ha parlato della colatura di alici, e confesso che la sua peculiarità non mi ha svegliato molto l’appetito! Ma ho completamente cambiato idea un paio di mesi dopo, quando Aldo...
Gli 8 migliori gelati che abbiamo mangiato nel nord’Italia

Gli 8 migliori gelati che abbiamo mangiato nel nord’Italia

Quando abbiamo viaggiato lungo il nord del paese, eravamo preparati a incontrare il freddo, ma ci hanno sorpreso un fine inverno mite e una primavera più calda del normale. Se per un lato non è stato il clima ideale per provare molti piatti tipicamente invernali delle varie zone del nord (è stata dura mangiare piatti così pesanti con il caldo!) d’altro canto è stata una occasione perfetta per iniziare in anticipo la stagione dei gelati (e c’è chi non ha mai smesso di celebrarla!) Per chi vuole viaggiare nelle varie regioni del nord italia e come noi è pazzo per i gelati, segua con attenzione i nostri consigli sulle migliori gelaterie dove siamo stati! Caffè Dolimiti (Cremona) Una piccola finestra aperta sulla strada, al centro della città, dove il proprietario e una dipendente servono il migliore gelato di Cremona. Il pezzo forte della gelateria è il gusto principe, la loro creazione è fatta con torrone di Cremona con nocciole e cioccolato amaro. Nel nostro periodo cremonese ci siamo stati tre volte proprio per questo gusto! Servizio Indirizzo: via Gaspari Aselli, 3, Cremona Telefono: +39 0372 24654 Sito: non c’è Orari di apertura: 9.00 alle 13.00 e 16.00 alle 20.30 (martedì alla domenica) Prezzo: 2,00 euro (gelato piccolo) La Marianna (Bergamo) Situata nella parte alta di Bergamo, questa gelateria è considerata un locale storico della città. Il motivo di questa importanza non è affatto da poco! Poiché proprio in questa gelateria nel 1961 il gelataio Enrico Panattoni ha inventato il gusto stracciatella (conosciuto in Brasile come flocos). Nonostate Panattoni non abbia registrato i copyright della propria “invenzione”, la fama del...
Venezia: bellini, carpaccio e tanta frustrazione

Venezia: bellini, carpaccio e tanta frustrazione

Venezia è stata una delle prime città ad essere inserita nel programma della nostra avventura, quando eravamo ancora in fase decisionale . Ma il motivo per cui volevamo visitarla non ha niente a che vedere con la sua bellezza (o perlomeno, non solo quello). La città è uno dei più importanti centri gastronomici d’Italia, responsabile per la creazione e la diffusione di numerose ricette e abitudini alimentari del paese. È stato a Venezia, per esempio, che il caffè è arrivato per la prima volta in Italia, ed è stato a Venezia che si è creata l’abitudine di consumare il caffè con la popolarità che si ha oggi (il Caffè Florian è testimone di questa epoca). E ‘stato a Venezia, insieme a Padova, dove si è diffusa l’abitudine dell’aperitivo in tutto il paese (prendere un drink accompagnato da qualche stuzzichino, a metà mattina o nel tardo pomeriggio). In città, sarebbe stato inventato lo “spritz sporco” italiano (abbiamo già parlato della rivalità con Padova riguardo l’origine) e altre bevande e liquori famosi. A Venezia, sono nate anche numerose ricette per i piatti a base di pesce e frutti di mare. In ogni caso, la lista è lunga, ma per noi sono particolarmente interessanti due invenzioni veneziane: il carpaccio e il Bellini. Entrambe sono parte della storia della stessa attività aperta nel 1931. Un bar situato in calle Vallaresso, dietro piazza San Marco. Harry ’s bar fa parte di un impero costruito da Giuseppe Cipriani ed è considerato uno dei bar storici di Venezia e uno dei più importanti d’Italia. Qui, come in tutta la città, l’invasione dei turisti è massiccia e...
Spoleto e la storia della cucina umbra

Spoleto e la storia della cucina umbra

Spoleto è un bel ritratto dei sapori dell’Umbria. Come già abbiamo detto prima,non era la prima volta che venivamo qui. Ci siamo stati prima della gravidanza di Patricia e, già in quella occasione, ci siamo accorti di come i sapori del posto siano strettamente legati alle tipicità di tutta l’Umbria: un certo tipo di olio di oliva profumato, salumi particolarmente stagionati e saporiti, formaggi di capra e pecora, pasta casereccia come umbrichelli e strangozzi, e anche un prodotto tipico della zona che Spoleto esporta: il tartufo nero. La cittá di Spoleto, a quasi 400 m del livello del mare, è famosa per la qualità del tartufo che cresce nei suoi boschi e dintorni, fama che condivide con la vicina Norcia. Anche se la più famosa sagra del tartufo è appunto a Norcia ( si è svolta proprio tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo), gli abitanti di Spoleto non si stancano mai di dire che sono stati i primi a vendere e diffondere il gusto del tartufo nero nel centro Italia. Vedi come è andata la nostra visita a Spoleto Il tutto è accompagnato dal pane sciapo, il pane senza sale a cui chi non è umbro o toscano (come noi) non è affatto abituato. Umbri, toscani e parte delle marche hanno adattato questo tipo di pane a diversi sapori forti, come dei patè di interiora, i salumi che dicevamo prima o delle particolari zuppe. Alla fine ne abbiamo mangiato tanto (e anche Maria, ghiotta di pane, dopo le prime perplessità, se ne è mangiata due o tre pezzi.) e lo abbiamo apprezzato. Dopo una bella ricerca, abbiamo...

Filetto di baccalà alla romana

I segreti di questa ricetta semplicissima sono, innanzitutto, fare attenzione all’umidità del pesce, nemica della buona frittura e al “punto giusto” della pastella, che deve essere liscia e corposa. (ricetta per quattro persone) Ingredienti 600g di filetto di baccalà senza lische e pelle 100g di farina Acqua minerale Olio di semi Pepe Preparazione Lasciare il baccalà in ammollo per 24 ore, cambiando l’acqua ogni otto ore, per togliere il sale. Dopodiché, lavarlo in acqua corrente, tagliarlo a pezzettini medie, lasciarlo riposare per una mezz’oretta per perdere l’acqua che ha assorbito e, in seguito asciugarlo. In una bacinella mettere la farina al centro a forma di fontana e versare un po’ di acqua tiepida. Mescolare con l’aiuto di una frusta, aggiungendo piano più acqua fino a ottenere un impasto liscio e corposo. Lasciarlo riposare per un paio di ore. Mettere a scaldare l’olio in una pentola alta. Immergere i filetti nella pastella e quindi nella pentola. Lasciarli friggere per circa 5 minuti girandoli per non bruciarli. Scolare i filetti e metterli sulla carta assorbente. Aggiungere il pepe alla...