da Aldo | mag 4, 2016 | Da gustare, Veneto (Da gustare)
Senza dubbio Verona è una città piena di cose da vedere e da fare…ma anche da mangiare. La ricchezza gastronomica di questa città è tale da dover avere sempre a portata di mano forchetta e coltello per assaggiare tutto! Molti dei piatti tipici veronesi sono da periodo invernale o addirittura legati solo al periodo natalizio come l’ormai famosissimo e diffusissimo Pandoro, ci sono anche alcune pasticcerie veronesi che preparano ancora il Nadalin, che ne è l’antenato medievale. Fu inventato nel duecento per festeggiare il primo natale di Verona sotto la signoria della famiglia Della Scala (scaligera). Il pandoro arriverà solo 600 anni dopo! Sono tante ricette legate alla polenta, in particolare con cacciagione (polenta e osei) o con fagioli (polenta infasola). Un altro piatto simbolo di Verona, è la pasta e fagioli (pasta e fasoi) insaporita da quelli che venivano considerati gli scarti del maiale, come le cotiche e la cotenna ma anche pancetta e lardo. Quindi una volta a Verona, abbiamo avuto l’imbarazzo della scelta su cosa provare (visto che l’elenco è davvero ampio). Ci siamo affidati ai nostri gusti e istinto. Sicuramente gli gnocchi era qualcosa da provare, e la scelta si è rivelata davvero azzeccata (tra i migliori gnocchi mai mangiati) con un saporitissimo ragù di anatra. Morbidi e gustosi, che sono spariti alla velocità della luce dal piatto. Gli gnocchi hanno in parte oscurato l’altro buon primo tipico: i bigoli con carne di asino, un piatto comunque davvero particolare ed interessante. I bigoli sono un tipo di pasta ottenuta mediante trafilatura a torchio, di forma tradizionale, anticamente ottenuta a mano. Pastisada de caval Ci incuriosiva...
da Aldo | apr 29, 2016 | Da gustare, Marche (Da gustare)
Devo ammettere che all’ora di pranzo mentre ero ad Urbino, sono diventato improvvisamente cieco a tutta l’arte che mi circondava, e non vedevo l’ora di togliermi lo sfizio di provare sul posto una delle più belle scoperte gastronomiche fatte nelle Marche: la crescia sfogliata di Urbino! Avevo già fatto qualche ricerca su dove mangiarla, ma siccome mi piace anche chiacchierare con la gente del posto, mi sono fidato del consiglio di una guida all’interno del Palazzo Ducale, la quale mi ha detto che potevo non allontanarmi dal centro storico e andare al “Buco” per provare una buona crescia. Vedi altre foto della nostra visita a Urbino La crescia non è altro che una antenata “ricca” della piadina romagnola. Era sicuramente un piatto privilegiato, che si consumava sulle tavole dei nobili di Montefeltro e del ducato. Le principali differenze con la piadina sono che la crescia comprende nell’impasto anche uova e pepe, poi la sfoglia che si ottiene col mattarello va unta con lo strutto e reimpastata ancora una volta. Il tutto le dona una grande ricchezza di sapore. La piadina invece è impastata soltanto una volta e, in principio , era fatta semplicemente con acqua e farina. Dopo, è stato aggiunto anche lo strutto. Ormai da tempo ci sono versioni in cui si utilizza olio di oliva invece dello strutto. Queste differenze di ingredienti e preparazione si sentono, eccome! Abbiamo mangiato molto bene anche a Fano, vedi qui! A Patricia piacciono allo stesso modo la piadina e la crescia. Ma io devo ammettere che preferisco quest’ultima, che sembra davvero più saporita e saziante. Maria non fa tanta distinzione, le...
da Aldo | feb 20, 2016 | Da gustare, Lazio (Da gustare)
Ho un bel ricordo del primo anno che mi sono trasferito a Roma, una domenica mattina degli amici mi dissero “oggi ci andiamo a fare una bella passeggiata a Viterbo”, in realtà poi arrivammo a ora di pranzo e passammo tutto il tempo solo chiusi in una trattoria a mangiare e bere, senza vedere quasi nulla della città. Mi sono rimasti impressi quei sapori rustici e genuini e sono stato molto contento aver avuto l’occasione di tornare insieme alla mia famiglia per ritrovarli ancora e conoscere (finalmente) per bene la città di Viterbo quanto merita! Leggi di più su Viterbo, la città dei papi Per parlare della cucina tipica viterbese bisogna conoscere le varie influenze del grande territorio della Tuscia: denominazione di quelle zone successivamente al dominio etrusco, che comprendono parte di Toscana, Umbria e Lazio. Quindi un misto delle tre regioni fatto di sapori antichi, con alcune ricette semplici ed apparentemente povere, ma ricche di profumi e gusto. Piante ed erbe spontanee utilizzate per minestre e zuppe, nocciole di alta qualità (DOP) con cui si fanno dolci tradizionali , carne di selvaggina, salumi ottimi, formaggi di pecora e pesci di lago (come dei laghi di Bolsena e Vico). Ricordiamo anche una bellissima sagra medievale delle castagne di un paese vicino (Soriano del Cimino). Insomma c’è un mondo da mettere nel piatto. E noi dopo la faticosa passeggiata, avevamo tanto spazio nello stomaco per provare ogni cosa. L’acqua cotta Dobbiamo ammettere che eravamo scettici riguardo uno dei piú tradizionali piatti della Tuscia , l´acqua cotta. In effetti il nome non ci è sembrato molto attraente e appetitoso. Ma questo...
da Patricia | gen 26, 2016 | Da gustare, Lazio (Da gustare)
Il carciofo è venerato in Italia. Sto parlando di una venerazione vera e propria non di una metafora . La pianta è indissolubilmente legata alla storia dei Greci e dei Romani, facendo parte della mitologia. Nell’antichità c’era una bellissima ninfa di nome Cynara. Divinità dagli occhi verdi e viola, doveva il suo nome a causa del colore dei suoi capelli grigio cenere. Un giorno Zeus la vide e rimase affascinato dalla sua bellezza, se ne innamorò follemente. Visto che non era ricambiato, in un momento di rabbia, il Re degli Dei trasformò Cynara in una pianta spinosa: il carciofo. La leggenda è conservata tutt’oggi nel suo nome. La pianta è scientificamente chiamata in latino Cynara cardunculus. Nel corso del tempo, le credenze sono cambiate, ma il carciofo ha ancora il suo trono nelle cucine di tutto il paese. Tra il calore di pentole, fornelli e spezie varie , rivela il suo cuore morbido e da ninfa diventa Dea. Da quando sono arrivata in Italia, ho sperimentato almeno 15 diverse ricette con carciofi. Quasi ogni città o regione ha la propria ricetta, oltre al rapporto mitologico con la pianta, l’Italia è storicamente il più grande produttore di carciofi. Secondo un sondaggio realizzato da Bayer CropScience e divulgato in un libro pubblicato all’inizio di quest’ anno *, l’Italia è oggi responsabile del 35% della produzione di carciofi nel mondo , per un totale di 500.000 tonnellate / anno. Un italiano medio mangia 8 kg di carciofi all’anno. Altrove in Europa, il numero scende a 2 kg / anno. Nella zona di Roma, i carciofi coltivati hanno il marchio IGP (Indicazione Geografica...
da italiaa3 | gen 26, 2016 | Ricette
Uno dei segreti di questa ricetta semplicissima è non lasciare mai l’acqua della cottura superare la metà della testa dei carciofi. (ricetta per due persone) Ingredienti 2 carciofi mammole 20gr. di pangrattato 1 spicchio d’aglio 1 limone 2 rametti di prezzemolo 4 foglie di menta Olio di olive extravergine Sale Pepe Preparazione Pulire i carciofi rimuovendo le foglie esterne più spesse. Pelate anche i gambi togliendo la parte più filamentosa e, con l’aiuto di un cucchiaino, rimuovere la barbetta interna. Riempire una bacinella con acqua fredda e il succo del limone e mettere i carciofi. Tritare la menta e il prezzemolo insieme all’aglio. In una terrina, mescolare il pangrattato, il trito di aromi, sale, pepe e due cucchiaini di olio do oliva. Farcire i carciofi con questa mescola. In una pentola alta, scaldare un po’ di olio di oliva e mettere i carciofi capovolti. Aggiungere un bicchiere d’acqua per la cottura. Lasciare cuocere a fuoco moderato per 30 minuti circa, aggiungendo, se necessario, un po’ più d’acqua. Vale dire che l’acqua però non deve mai superare la meta della testa dei carciofi. Servire caldo o...
da italiaa3 | gen 22, 2016 | In cucina, Ricette
I segreti di questa ricetta semplicissima sono, innanzitutto, fare attenzione all’umidità del pesce, nemica della buona frittura e al “punto giusto” della pastella, che deve essere liscia e corposa. (ricetta per quattro persone) Ingredienti 600g di filetto di baccalà senza lische e pelle 100g di farina Acqua minerale Olio di semi Pepe Preparazione Lasciare il baccalà in ammollo per 24 ore, cambiando l’acqua ogni otto ore, per togliere il sale. Dopodiché, lavarlo in acqua corrente, tagliarlo a pezzettini medie, lasciarlo riposare per una mezz’oretta per perdere l’acqua che ha assorbito e, in seguito asciugarlo. In una bacinella mettere la farina al centro a forma di fontana e versare un po’ di acqua tiepida. Mescolare con l’aiuto di una frusta, aggiungendo piano più acqua fino a ottenere un impasto liscio e corposo. Lasciarlo riposare per un paio di ore. Mettere a scaldare l’olio in una pentola alta. Immergere i filetti nella pastella e quindi nella pentola. Lasciarli friggere per circa 5 minuti girandoli per non bruciarli. Scolare i filetti e metterli sulla carta assorbente. Aggiungere il pepe alla...